E in fatto di urbanistica, lo scempio
da un po’ ha raggiunto esiti
inusitati: ci sono quartieri
da cui è meglio girare al largo
e in cui azzardarsi a scendere è avventura
da ponderare attentamente, data
l’alta incidenza di scontri di piazza
e reati che vi si riscontrano.
Eppure è lì che bisogna
indagare, affondare il bisturi
nei vicoli più scabrosi, protendere
il periscopio dove si raggrumano
caseggiati in tumorali ammassi
di cemento, in informi concrezioni
di muri diroccati, suppuranti
di oscura negletta proliferante
fauna umana: è lì, nell’anonimato
di quelle medusee architetture,
tra quei complici alveari infetti
che è avvenuto il reato originario
e trova asilo il colpevole,
il grande ricercato, e si nasconde
depistando gli investigatori:
è lui, solo lui ad ideare
ogni misfatto, ogni attentato all’ordine
che della città giornalmente
movimenta la cronaca.
– Guglielmo Aprile –
da L’assedio di Famagosta (Lietocolle, 2015)