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Sale e pepe

Sia in corso d’uso che in pausa
riposo se ne stanno comunque
immancabilmente vicini.
A vederli da fuori, racchiusi
in quei piccoli involucri
identici in tutto, verrebbe
da dire: ma che bei gemellini.

Al contrario: uno bianco e uno nero,
il primo diffuso e nostrano
minerale composto, il secondo
spezia esotica e rara figliata
dal botanico regno sotto forma
di arbusto – sale e pepe –
nella storia dell’uomo, si situano
ai poli di un arco il più incongruo,
bizzarro (con inganno connesso)
che confonde le parti tra il massimo
lusso e il bisogno più basso, epperò
non per questo il più frusto.

Per il pepe (costoso e superfluo)
si varcarono oceani, dichiararono
guerre, arrischiarono imperi.
Per il sale (very cheap ma essenziale)
poca o punta attenzione. Lectio brevis?
Scarseggiando in ragione,
una volta appagati giudichiamo
banali quelli che sono,
piuttosto, appetiti primari.

– Franco Marcoaldi –

da L’isola celeste, Giulio Einaudi Editore, 2000